UNO SHOW?!?!?!
ma questi ancora non hanno capito niente!
...sta zoccola....serva del potere
giovedì 11 giugno 2009
Servizio del Tg1 delle 20 sull'intervento di Beppe Grillo al Senato 10 Giugno 2009
giovedì 21 maggio 2009
http://www.beppegrillo.it/
Il Presidente della Repubblica rappresenta tutti gli italiani. E' la più alta carica dello Stato. Chi la presiede è Giorgio Napolitano. Da cittadino desidero porgli cinque domande. Napolitano la prego di rispondere. La Repubblica Italiana è al collasso economico e politico. Lei è il garante della Repubblica. Se non se la sente di fornire delle spiegazioni per motivi a me sconosciuti si dimetta. Il suo gesto sarà apprezzato.
PRIMA DOMANDA:
Perché ha firmato il Lodo Alfano che consente l'impunità a Silvio Berlusconi nel processo Mills?
SECONDA DOMANDA:
Perché non si è auto escluso dal Lodo Alfano dato che non risultano reati a Lei imputati?
TERZA DOMANDA:
Perché ha firmato il Lodo Alfano in un solo giorno quando invece poteva rimandarlo alle Camere?
QUARTA DOMANDA:
Perché ha firmato il Lodo Alfano senza consultare la Corte Costituzionale per un parere preventivo?
QUINTA DOMANDA:
Perché ha firmato il Lodo Alfano sapendo che in precedenza era stato bocciato dalla Corte Costituzionale il Lodo Schifani che del Lodo Alfano è una fotocopia?
martedì 19 maggio 2009
Falso testimone
Secondo i pm l'avvocato inglese agì "da falso testimone"
e consentì al premier e alla Fininvest "l'impunità dalle accuse di corruzione"
"Mentì per salvare Berlusconi"
Le motivazioni della condanna di Mills
La posizione del presidente del Consiglio è stata stralciata grazie al Lodo Alfano
Il Cavaliere poco dopo la notizia: "Riferirò sulla vicenda in Parlamento"
"Mentì per salvare Berlusconi" Le motivazioni della condanna di Mills
L'avvocato Mills
MILANO - "Mentì per salvare Berlusconi" Per questo l'avvocato inglese David Mills è stato condannato a Milano a 4 anni e 6 mesi dai giudici milanesi. Il legale, condannato per corruzione in atti giudiziari agì "da falso testimone "per consentire a Berlusconi e alla Fininvest l'impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati". E' questo uno dei passaggi delle motivazioni (leggi il documento completo), circa 400 pagine, della sentenza con la quale il tribunale di Milano ha motivato la condanna del legale inglese. Motivazioni delle quali si parlerà anche in Parlamento: il premier ha annunciato che riferirà sulla vicenda alle Camere.
Mills, scrivono i giudici nelle motivazioni, "ha agito certamente da falso testimone da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute sino a quella data, dall'altro ha contemporaneamente perseguito il proprio ingente vantaggio economico". I giudici milanesi ricordano che oltre ai 600mila dollari ritenuti "il prezzo della corruzione", Mills nel 1996 percepiva direttamente da Berlusconi almeno 45mila sterline dichiarate al fisco inglese. "Enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali" che il legale riceveva da Berlusconi.
In pratica, scrivono ancora i giudici, "la condotta di Mills era dettata dalla necessità di distanziare la persona di Silvio Berlusconi dalle società off shore, al fine di eludere il fisco e la normativa anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all'estero, la destinazione di una parte degli stessi a Marina e Piersilvio Berlusconi". In sostanza, per i giudici, "il fulcro della reticenza di Mills, in ciascuna delle sue deposizioni, sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non alla persona di Silvio Berlusconi la proprietà delle società off shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti".
La condanna per l'avvocato inglese era arriva nel febbraio di quest'anno. A conclusione di un'inchiesta che tirava in ballo il premier e che aveva visto una prima ammissione di colpa di Mills. Il legale nel luglio del 2004 aveva raccontato ai pm di aver ricevuto 600mila dollari dal gruppo Fininvest per dire il falso nei processi in cui era coinvolto Berlusconi: le tangenti alla Guardia di finanza e All Iberian.
Poi, nel gennaio 2009, la ritrattazione e il tentativo di discolpare il presidente del Consiglio (la cui posizione è stata stralciata in seguito all'approvazione del "Lodo Alfano" che garantisce l'imminutà alle alta cariche dello Stato). Una svolta che permise al premier di evitare il rinvio a giudizio per corruzione chiesto dia giudici nel 2006.
Per giustificare la retromarcia Mills disse di aver temuto guai con il fisco inglese ("temevo che scoprisse dei miei versamenti non dichiarati"). Poi le scuse a Berlusconi. Una ricostruzione che, però, non ha convinto i giudici.
venerdì 15 maggio 2009
Peggio di quanto preventivato dagli analisti
Peggio di quanto preventivato dagli analisti
Pil -5,9% nei primi tre mesi su base annua
È il dato peggiore dal 1980, da quando l'Istat effettua le rilevazioni trimestrali
ROMA - Nei primi tre mesi dell'anno in corso il prodotto interno lordo (Pil) dell'Italia ha subito una variazione su base annua pari a -5,9%, il dato peggiore secondo le stime preliminari dal 1980, cioè da quanto l'Istat effettua le rilevazioni. Rispetto al trimestre precedente (il quarto del 2008) il calo è del 2,4%. Su base congiunturale il Pil registra quindi il quarto calo consecutivo. I dati, espressi in termini destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi, sono peggiori rispetto alle previsioni degli analisti. L'Istat ha anche reso noti i dati definitivi dell'inflazione per il mese di aprile: 1,2% annuo, rivista al ribasso di un decimo la stima preliminare.
DISCESA - «Il risultato congiunturale del Pil è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell'agricoltura, dell'industria e dei servizi», afferma l'Istat in una nota. Il Pil acquisito per il 2009, ovvero la crescita media annua che si avrebbe in caso di variazione nulla nei prossimi tre trimestri, è pari a -4,6%. Le ultime stime governative, diffuse il 1° maggio, danno il Pil in calo nel 2009 del 4,2%.
CALO MONDIALE - Venerdì sono stati diffusi i dati di molte nazioni, che sono peggiori delle previsioni. In particolare, la Germania registra il calo peggiore dal 1970. La Francia è entrata nel periodo di recessione più lunga dal 1949. Di seguito i dati Paese per Paese: il prima riguarda il dato del primo trimestre 2009 sul quarto del 2008, il secondo il dato tendenziale annuo.
Ue-27 -2,5% -4,4%
Eurozona-16 -2,5% -4,6%
Italia -2,4% -5,9%
Germania -3,8% -6,7%
Francia -1,2% -3%
Gran Bretagna -1,9% -4,1%
Stati Uniti -1,6% -2,6%
Olanda -2,8% -4,5%
Austria -2,8% -3,6%
Rep. Ceca +0,7% -3,4%
Romania -2,6% -6,4%
Bulgaria -3,5% (annuo)
Ungheria -2,3% -5,8%
Slovacchia -5,4% (annuo)
Hong Kong -4,3% -5,5-6,5%
Kazakistan -2,2% (annuo)
venerdì 27 febbraio 2009
PROVO SEMPRE PIU SCHIFO
Gioielliere romano s'impicca in casa. Era stato accusato di recente di duplice omicidio volontario
L'ingresso dell'oreficeria di Mastrolorenzi dopo la rapina del 2003
ROMA - Un orefice romano di 65 anni, Massimo Mastrolorenzi, si è tolto la vita nella sua abitazione di via Casalotti, alla periferia di Roma. L'uomo nel maggio del 2003 uccise due rapinatori che stavano tentando il colpo nella sua gioielliera nel quartiere Testaccio. Il 20 febbraio scorso il pm riformulò l'accusa nei confronti del gioielliere: non più eccesso di legittima difesa ma duplice omicidio volontario. E con questa accusa Mastrolorenzi sarebbe dovuto comparire davanti al gup.
IL CASO GIUDIZIARIO - Il 9 maggio del 2003, picchiato e legato da due rapinatori che avevano fatto irruzione nella sua gioielleria in via Aldo Manuzio, l'uomo riuscì a liberarsi e sparò ai due rapinatori: cinque colpi di pistola, che uccisero i due banditi, Giampaolo Giampaoli e Roberto Marai. Il pm di Roma Erminio Amelio, una settimana fa, aveva deciso di contestare a Mastrolorenzi il reato più grave, invece che l'eccesso colposo di legittima difesa, seguendo le indicazioni del giudice del tribunale, Roberto Ranalli, che il 5 gennaio scorso aveva deciso di restituire le carte alla procura. Per l'ipotesi più lieve il pm Amelio, alla fine della sua requisitoria, aveva già sollecitato la condanna di Mastrolorenzi a otto anni di reclusione, senza concessione delle attenuanti generiche. Il procedimento per l'uccisione dei due rapinatori ha avuto un iter complesso: Mastrolorenzi, prima di essere rinviato a giudizio per eccesso di colposo di legittima difesa il 20 ottobre del 2006, era stato prosciolto, l'11 marzo del 2005, dal gup Giorgio Maria Rossi che aveva ritenuto che l'imputato avesse agito per legittima difesa. La sentenza era stata annullata successivamente dalla quarta Corte d'appello per vizi di forma e il procedimento era tornato, quindi, al vaglio del giudice di primo grado. Il gioielliere, che non ha mai passato un giorno in carcere, era anche stato coinvolto in una seconda vicenda giudiziaria conclusa con una condanna a otto mesi di reclusione e 400 euro di multa per porto e detenzione di armi: i carabinieri lo bloccarono in evidente stato confusionale mentre girava per il quartiere Testaccio a bordo di uno scooter portandosi appresso tre pistole regolarmente denunciate.
LA RABBIA DEL FIGLIO - «La pagherete tutti». Questa la frase gridata dal figlio di Massimo Mastrolorenzi appena giunto con l'auto fuori l'ingresso dell'edificio dove viveva il padre. È corso ad abbracciare un suo amico piangendo e imprecando, rivolgendo poi la sua rabbia contro i giornalisti e i fotografi presenti lanciando minacce: «Vi veniamo a cercare sotto casa» e «avete già pubblicato le foto di mio padre a suo tempo sui giornali».
FONTE : corriere punto it
mercoledì 25 febbraio 2009
Energia nucleare? No,grazie!
non hanno chiesto neppure il nostro parere. deciso e basta.
ormai non contiamo piu un cazzo.
da anni, fanno i porci comodi loro continuando a prenderci in giro e a rubare.
ma questo anche x colpa nostra.
l' inizio della fine...
maledetto psiconano di merda
martedì 10 giugno 2008
Povera ITALIA
Napoli è solo la punta dell’iceberg. L’Italia è una penisola attraversata da montagne di spazzatura, ingentilita da pianure di rifiuti tossici, percorsa da fiumi di liquidi nocivi e circondata da un mare di merda.
Napoli è ovunque. Discariche abusive, puzze insopportabili, carogne a cielo aperto, veleni sversati nei campi sono una caratteristica del paesaggio italiano. E’ sufficiente un giro in bicicletta fuori porta per scoprire i nuovi tesori. Una macchina fotografica, una mascherina contro gli odori pestilenziali. Tutti possiamo diventare cercatori di monnezza.
Napoli non è sola. Napoli è ovunque ci sia un’amministrazione pubblica corrotta. Un partito che usa il voto di scambio per gonfiare le assunzioni nelle società di raccolta dei rifiuti. Ovunque sia presente un’azienda che paga dei criminali per buttare le scorie nei campi, mescolati con la terra fertile. Napoli è ovunque i cittadini si voltino dall’altra parte per paura, per indifferenza o per mancanza dello Stato. Ovunque ci sia un sindaco, un assessore, un parlamentare che si faccia eleggere grazie alle tangenti sui rifiuti o alla contiguità con le ecomafie.
La spazzatura è il simbolo della seconda Repubblica. L’ultimo e più lucroso business dei partiti. Il pozzo nero di San Patrizio delle concessionarie dello Stato, delle municipalizzate ripiene di funzionari di partito quotate in Borsa. I partiti sono la vera piovra. Si sono divorati il sistema industriale italiano. Gli rimane il business degli inceneritori e delle discariche.
Napoli è a Castellamonte, nel verde Canavese, con sindaci, dirigenti e impiegati dell’ASA, azienda per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti, finiti sotto inchiesta o agli arresti domiciliari. La Procura li accusa di aver disperso e mescolato i rifiuti in terreni agricoli o stoccati in discariche abusive. Napoli è in Piemonte dove, prima dell’esito dell’inchiesta: “I sindaci sono schierati al fianco degli indagati” e: “I lavoratori sono solidali con i vertici”.
Napoli è in Lombardia, nelle discariche di Gorla Maggiore e di Olgiate. Nell’inchiesta Monnezza Connection. I rifiuti provenienti dal Sud invece di essere trattati erano mescolati con scarti industriali, tramutati nelle carte in rifiuti non pericolosi e spediti a Grottaglie in provincia di Taranto.
Napoli è nei cinquecentomila metri cubi di spazzatura in una discarica abusiva in Puglia che ha inquinato il fiume Cervaro.
Napoli è nel degrado del Parco dell’Etna dove, più che la natura, sono protette le discariche abusive, con un degrado spaventoso.
Basterebbero poche parole per cambiare tutto: “Raccolta differenziata” e “La spazzatura è una risorsa”. La peste è intorno a noi. Napoli può essere la tua terra, il tuo assessore, il tuo sindaco, il tuo partito. Un’epidemia trasmessa dall’indifferenza.
lunedì 12 maggio 2008
che schifo!
Un dato ogni due minuti. I valori di Pm10 e Pm2.5, polveri sottili e sottilissime. Lo smog in tempo reale. Outdoor, fuori dalle stazioni. Indoor, sulle banchine. E nei carriages, le carrozze della metropolitana. Milano a confronto con Roma, Parigi, Barcellona, Stoccolma e San Francisco.
Risultato: «Solo a Milano si respira peggio sui treni che sulle banchine».
Cioè: il viaggio, sulle tre linee, è anche peggio dell'attesa. Un caso unico. Anomalo.
«Certo, potrebbe anche essere una coincidenza, è un dato che va avvalorato con osservazioni di lungo periodo», precisano i ricercatori. Ma l'indicazione resta: «In tutte le piattaforme e nei convogli si registrano concentrazioni elevatissime di particolato fine, superiori ai valori in superficie», dice Giovanni Invernizzi, allergologo e responsabile del laboratorio di ricerca ambientale della Società di medicina generale (Simg). Anche 100 microgrammi al metro cubo di Pm2.5 e 500 di Pm10. La soglia d'allarme è fissata a 25 e 50. Sopra fa male. Siamo dieci volte sopra.
I dati sono contenuti nella ricerca «Qualità dell'aria nelle piattaforme e nelle carrozze delle metropolitane di sei città principali». È stata realizzata da Simg in collaborazione con l'Università di Bordeaux e l'Inserm (il Cern francese), e sarà presentata al congresso Isee-Isea di Pasadena, California, a ottobre. Le concentrazioni sono state misurate con centraline portatili calibrate. In ogni metropoli, mezz'ora di analisi in strada, altrettanto nel mezzanino e nelle carrozze. Prendiamo il Pm10 di Milano: 163 microgrammi fuori, 257 sulla banchina e 326 nei treni. Altrove, le piattaforme sono più inquinate dei convogli. A Milano no. Nelle carrozze di Roma va sì peggio (328), ma si respira comunque meglio che sulla banchina (388). Dal Métro de Paris a San Francisco i livelli sono ovunque inferiori. È solo un astratto della ricerca, che dev'essere ancora completata. Ma basta per tirare le prime conclusioni. Anzitutto lo smog «molto più alto» nelle stazioni che in superficie. Poi i «rilevamenti miglioramenti della qualità dell'aria» nei treni di Barcellona, Stoccolma e San Francisco. E, infine, «l'esposizione di migliaia di utenti» ogni giorno «agli alti livelli di polveri» nel metrò di «importanti città europee». Milano in testa. Dice Invernizzi che «la preoccupazione è anche per l'esposizione a breve termine».
Bastano poche ore d'immersione, da un capolinea all'altro, «perché i cardiopatici abbiano reazioni negative e ripercussioni i cardiopatici e i pazienti con malattie respiratorie». Per non dire dei bambini. E che l'emergenza sia in carrozza lo dimostrano le analisi sui tratti scoperti della linea 2, da Cimiano a Gessate: «I livelli di Pm2.5 e Pm.10 si equilibrano con l'esterno». Lo smog scende le scale. S'infiltra nei condotti. S'incolla ai tunnel. Si accumula nelle stazioni. Lo hanno dimostrato un viaggio del Corriere e, di recente, un servizio delle Iene. Il Pd ha presentato un'interrogazione alla giunta regionale per «capire i motivi di questa situazione disastrosa» e invocare «subito l'installazione di filtri di depurazione dell'aria». La risposta di Atm è: «Facciamo misurazioni periodiche e i convogli sono puliti regolarmente». Detto questo, prepara un piano anti- inquinamento. Nove centraline di controllo delle polveri in altrettante stazioni e dati pubblicati sul sito Web. E ancora: sistemi di aria condizionata su tutti i treni entro il 2009 (il progetto revamping) e nuovi ventilatori sulle banchine. Che ne dice Invernizzi? «Iniziative meritorie. Certo, sarebbe importante affidare il monitoraggio a un ente esterno certificatore». Giusto per fugare ogni dubbio.
From CORRIERE.IT
venerdì 28 marzo 2008
L'auto ad aria: EOLO CAR
Eolo, la vettura che avrebbe fatto a meno della benzina è stata fatta sparire. Perché?
VIVAMO IN UN MONDO DOVE CI VOGLIONO FAR CREDERE CHE IL PETROLIO E' IMPORTANTE QUANTO L'ACQUA
QUESTA DEVE DAVVERO FARE IL GIRO DEL MONDO!
Guy Negre, ingegnere progettista di motori per Formula 1, che ha lavorato alla Williams per diversi anni, nel 2001 presentava al Motorshow di Bologna una macchina rivoluzionaria: la "Eolo" (questo il nome originario dato al modello), era una vettura con motore ad aria compressa, costruita interamente in alluminio tubolare,fibra di canapa e resina, leggerissima ed ultraresistente.
Capace di fare 100 Km con 0,77 euro, poteva raggiungere una velocità di110 Km/h e funzionare per più di 10 ore consecutive nell'uso urbano.
Allo scarico usciva solo aria, ad una temperatura di circa -20°, che veniva utilizzata d'estate per l'impianto di condizionamento.
Collegando Eolo ad una normale presa di corrente, nel giro di circa 6 ore il compressore presente all'interno dell'auto riempiva le bombole di aria compressa, che veniva utilizzata poi per il suo funzionamento.
Non essendoci camera di scoppio né sollecitazioni termiche o meccaniche la manutenzione era praticamente nulla, paragonabile a quella di una bicicletta.
Il prezzo al pubblico doveva essere di circa 18 milioni delle vecchie lire, nel suo allestimento più semplice.
Qualcuno l'ha mai vista in Tv?
Al Motorshow fece un grande scalpore, tanto che il sito www.eoloauto.it venne subissato di richieste di prenotazione: chi vi scrive fu uno dei tanti a mettersi in lista d'attesa, lo stabilimento era in costruzione, la produzione doveva partire all'inizio del 2002: si trattava di pazientare ancora pochi mesi per essere finalmente liberi dalla schiavitù della benzina, dai rincari continui, dalla puzza insopportabile, dalla sporcizia, dai costi di manutenzione, da tutto un sistema interamente basato sull'autodistruzione di tutti per il profitto di pochi.
Insomma l'attesa era grande, tutto sembrava essere pronto, eppure stranamente da un certo momento in poi non si hanno più notizie.
Il sito scompare, tanto che ancora oggi l'indirizzo www.eoloauto.it risulta essere in vendita.
Questa vettura rivoluzionaria, che, senza aspettare 20 anni per l'idrogeno (che costerà alla fine quanto la benzina e ce lo venderanno sempre le stesse compagnie) avrebbe risolto OGGI un sacco di problemi, scompare senza lasciare traccia.
A dire il vero una traccia la lascia, e nemmeno tanto piccola: la traccia è nella testa di tutte le persone che hanno visto, hanno passato parola,hanno usato Internet per far circolare informazioni.
Tant'è che anche oggi, se scrivete su Google la parola "Eolo", nella prima pagina dei risultati trovate diversi riferimenti a questa strana storia.
Come stanno oggi le cose, previsioni ed approfondimenti. Il progettista di questo motore rivoluzionario ha stranamente la bocca cucita, quando gli si chiede il perché di questi ritardi continui. I 90 dipendenti assunti in Italia dallo stabilimento produttivo sono attualmente in cassa integrazione senza aver mai costruito neanche un'auto.
I dirigenti di Eolo Auto Italia rimandano l'inizio della produzione a data da destinarsi, di anno in anno.
Quali considerazioni si possono fare su questa deprimente vicenda? Certamente viene da pensare che le gigantesche corporazioni del petrolio non vogliano un mezzo che renda gli uomini indipendenti.
La benzina oggi, l'idrogeno domani, sono comunque entrambi guinzagli molto ben progettati.
Una macchina che non abbia quasi bisogno di tagliandi nè di cambi olio,che sia semplice e fatta per durare e che consumi soltanto energia elettrica, non fa guadagnare abbastanza. Quindi deve essere eliminata, nascosta insieme a chissà cos'altro in quei cassetti di cui parlava Beppe Grillo tanti anni fa, nelle scrivanie di qualche ragioniere della Fiat o della Esso, dove non possa far danno ed intaccare la grossa torta che fa grufolare di gioia le grandi compagnie del petrolio e le case costruttrici, senza che "l'informazione" ufficiale dica mai nulla, presa com'è a scodinzolare mentre divora le briciole sotto al tavolo....
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Questo è quanto, la cosa fa molto riflettere e credo sia importante che + persone possibili sappiano la realtà dei fatti e come le cose vengano ormai troppo spesso insabbiate!!!!!
maledetti....
lunedì 27 novembre 2006
Solita Italia
"3 non si sente al sud? E' mafia"
Novari: "Senza pizzo niente antenne"
Per molti utenti di 3 che abitano in Campania, Calabria e Sicilia, i problemi tecnici di ricezione sono all'ordine del giorno. Il perché lo spiega l'amministratore delegato dell'azienda di telefoni, Vincenzo Novari: "Al Sud - ha detto al quotidiano "Libero" - non ci fanno costruire le antenne perché ci chiedono il pizzo. Io non voglio pagare il pizzo. Quindi, non costruiamo le antenne".
La denuncia di Novari - che non ha voluto aggiungere altri particolari - è stata lanciata nel corso di un incontro promosso dalla Compagnia delle Opere nell'ambito del workshop Matching presso la Fiera di Milano in cui i temi sul piatti erano tutt'altri.
Per realizzare un'antenna nel resto d'Italia serve un permesso dell'amministrazione comunale da concedersi entro 90 giorni, altrimenti vale la regola del silenzio assenso. Al Sud non è così. In molti comuni può capitare che anche dopo i tre mesi previsti un imprenditore venga bloccato. E poi c'è la questione pizzo. In molte zone la mafia esercita il proprio potere di influenza facendo in modo che i permessi vengano rilasciati solo in cambio di appalti a subfornitori locali e non a quelli che l'azienda ha scelto a livello nazionale. La 3 di fronte a questo ricatto ha preferito non cedere, con il risultato che la copertura in Sicilia, Calabria e Campania è del 10% inferiore rispetto a quella del Nord. Si parla di oltre un milione di clienti che ogni giorno deve afre i conti con problemi tecnici e di ricezione.