Visualizzazione post con etichetta Uomini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Uomini. Mostra tutti i post
mercoledì 26 ottobre 2011
venerdì 26 giugno 2009
mercoledì 3 giugno 2009
Boys don't cry
il film di ieri sera: Boys Don't Cry
dalla storia vera di Teena Brandon

Molto bello, toccante nella sua realtà cosi vera e crudele nello stesso tempo, drammatico, in un America che tanto avanti poi non è , anzi troppo chiusa e ignorante in un contesto in cui l' uomo, rimasto legato a vecchi valori e principi, non accetta chiunque sia "diverso" e dove la stupidità umana dimostra di non avere proprio limiti . Con conseguenze purtroppo estreme.
Consigliato per chi ama i film che fanno riflettere...
dalla storia vera di Teena Brandon

Molto bello, toccante nella sua realtà cosi vera e crudele nello stesso tempo, drammatico, in un America che tanto avanti poi non è , anzi troppo chiusa e ignorante in un contesto in cui l' uomo, rimasto legato a vecchi valori e principi, non accetta chiunque sia "diverso" e dove la stupidità umana dimostra di non avere proprio limiti . Con conseguenze purtroppo estreme.
Consigliato per chi ama i film che fanno riflettere...
giovedì 28 maggio 2009
Quando l'amarezza diventa malattia
Che amarezza, che umiliazione. Il mio amico mi esclude. Mia suocera mi opprime criticandomi, il mio principale mi chiede di lavorare oltre l'orario senza riconoscermi lo straordinario. Ecco alcuni esempi, anche banali ma esaustivi, di sentimenti e sensazioni che se reiterati nel tempo potrebbero significare che soffriamo di una nuova forma di disturbo dell'adattamento, il post-traumatic embitterment disorder, ovvero il disturbo post-traumatico da amarezza. Chi ne soffre è pieno di paure, ansioso, nutre costantemente un desiderio di vendetta nei confronti del resto del mondo, spesso proprio dei suoi familiari più vicini. E soprattutto non riesce a uscirne. Perché è convinto, dentro di sé, che sia il mondo a essere sbagliato e non certo lui a dover cambiare.
MALATI DI AMAREZZA – Grazie all’analisi del professor Michael Linden della Libera Università di Berlino, lo psichiatra tedesco che ha coniato il termine già alcuni anni fa, l’amarezza è stata ormai promossa a malattia psicologica vera e propria, nella grande famiglia dei disturbi dell'adattamento. Scientificamente, viene definita come una reazione psicologica della persona a qualcosa di negativo che gli è accaduto: «I malati pensano che il mondo li abbia trattati ingiustamente. È un passo oltre la rabbia, perché sono arrabbiati e in più si sentono impotenti. L’amarezza deriva da una violazione dei loro principi etici», racconta al Los Angeles Times lo stesso professor Linden. E spesso hanno tutte le loro ragioni per esserlo: solitamente si tratta di persone che hanno lavorato duramente dietro a un progetto, o nel coltivare un rapporto affettivo, e poi si trovano a fare i conti con un ostacolo, come un mancato riconoscimento professionale (una promozione) o un tradimento, la separazione dal proprio coniuge. Episodi traumatici, certo, ma non gravi: non dunque una violenza sessuale, un pericolo di morte, bensì un dolore, anche se profondo, in cui incappiamo spesso nelle nostre vite. Dunque successivamente all'episodio negativo, il malato si sente pessimista, viene scosso da un profondo senso di ingiustizia ed entra in un circolo vizioso in cui il suo pensiero costante è il suo essere una vittima del sistema in cui è costretto a vivere.
AMAREGGIATI PERICOLOSI – All’ultimo congresso della American Psychiatric Association tenutosi a San Francisco la scorsa settimana, gli psichiatri hanno tirato le somme sulla diffusione della malattia: colpirebbe in tutto tra l'1 e il 2 per cento della popolazione mondiale. Purtroppo le ricerche su questa tipologia di traumi sono ancora carenti ma, allertano i professionisti a congresso, è bene andare avanti negli studi perché da un piccolo trauma non riconosciuto è anche possibile arrivare a comportamenti devianti più gravi. Anche se ancora la casistica ufficiale è pressoché inesistente, esiste la possibilità che un «malato» di amarezza possa sfociare in azioni distruttive, come improvvisi omicidi dei suoi familiari, o il suicidio stesso.
MALATI DI AMAREZZA – Grazie all’analisi del professor Michael Linden della Libera Università di Berlino, lo psichiatra tedesco che ha coniato il termine già alcuni anni fa, l’amarezza è stata ormai promossa a malattia psicologica vera e propria, nella grande famiglia dei disturbi dell'adattamento. Scientificamente, viene definita come una reazione psicologica della persona a qualcosa di negativo che gli è accaduto: «I malati pensano che il mondo li abbia trattati ingiustamente. È un passo oltre la rabbia, perché sono arrabbiati e in più si sentono impotenti. L’amarezza deriva da una violazione dei loro principi etici», racconta al Los Angeles Times lo stesso professor Linden. E spesso hanno tutte le loro ragioni per esserlo: solitamente si tratta di persone che hanno lavorato duramente dietro a un progetto, o nel coltivare un rapporto affettivo, e poi si trovano a fare i conti con un ostacolo, come un mancato riconoscimento professionale (una promozione) o un tradimento, la separazione dal proprio coniuge. Episodi traumatici, certo, ma non gravi: non dunque una violenza sessuale, un pericolo di morte, bensì un dolore, anche se profondo, in cui incappiamo spesso nelle nostre vite. Dunque successivamente all'episodio negativo, il malato si sente pessimista, viene scosso da un profondo senso di ingiustizia ed entra in un circolo vizioso in cui il suo pensiero costante è il suo essere una vittima del sistema in cui è costretto a vivere.
AMAREGGIATI PERICOLOSI – All’ultimo congresso della American Psychiatric Association tenutosi a San Francisco la scorsa settimana, gli psichiatri hanno tirato le somme sulla diffusione della malattia: colpirebbe in tutto tra l'1 e il 2 per cento della popolazione mondiale. Purtroppo le ricerche su questa tipologia di traumi sono ancora carenti ma, allertano i professionisti a congresso, è bene andare avanti negli studi perché da un piccolo trauma non riconosciuto è anche possibile arrivare a comportamenti devianti più gravi. Anche se ancora la casistica ufficiale è pressoché inesistente, esiste la possibilità che un «malato» di amarezza possa sfociare in azioni distruttive, come improvvisi omicidi dei suoi familiari, o il suicidio stesso.
lunedì 25 maggio 2009
Uomini : Michele Pontrandolfo
Michele Pontrandolfo è il primo italiano ad averlo raggiunto in solitaria
Al Polo magnetico: 31 giorni nel gelo
A piedi, solo con gli sci e una slitta, in mezzo a una natura estrema, con una temperatura media di meno 30°
Per 31 giorni ha tirato la slitta, con gli sci: 600 km all’andata, altrettanti al ritorno. Giornata più calda: meno 21 gradi, giornata più fredda: meno 48. Michele Pontrandolfo è stato il primo italiano ad aver raggiunto in solitaria e completa autosufficienza, lo scorso 30 aprile, il Polo Nord magnetico, cioè il punto indicato dalle bussole nell’emisfero boreale. Questo punto si sposta, ogni anno. L’esploratore italiano ha raggiunto quello certificato da una spedizione scientifica del 1996, a nord del Canada, nella zona di Ringines Island, vicino a Cape Isachsen.

Primo campo con la protezione contro il vento e il recinto contro l'orso polare. Lo si vede dai quattro paletti posizionati a forma di quadrato.
NEL GIORNO PEGGIORE PERCORSI SOLO 10 KM - Le sue giornate, durante il mese artico, iniziavano alle quattro e mezza di mattina e finivano alle nove e mezza di sera. Pause tante, per tirare il fiato, per resistere. Una battaglia continua, con una slitta da 110 kg come unico aggancio alla sopravvivenza, in mezzo a una natura estrema. Ma questo quintale abbondante di cibo e attrezzature varie, era anche una zavorra pazzesca da tirare sulle creste di ghiaccio che si formano sul pack, i cosiddetti ruble. Il giorno in cui tutto è filato liscio, anche le raffiche del vento Blizard che soffia mediamente a 90-100 km all'ora, Pontrandolfo è riuscito a fare 37 km. Quando invece tutto è girato storto, in 16 ore, solo 10. Ma alla fine è arrivato.
Al Polo magnetico: 31 giorni nel gelo
A piedi, solo con gli sci e una slitta, in mezzo a una natura estrema, con una temperatura media di meno 30°
Per 31 giorni ha tirato la slitta, con gli sci: 600 km all’andata, altrettanti al ritorno. Giornata più calda: meno 21 gradi, giornata più fredda: meno 48. Michele Pontrandolfo è stato il primo italiano ad aver raggiunto in solitaria e completa autosufficienza, lo scorso 30 aprile, il Polo Nord magnetico, cioè il punto indicato dalle bussole nell’emisfero boreale. Questo punto si sposta, ogni anno. L’esploratore italiano ha raggiunto quello certificato da una spedizione scientifica del 1996, a nord del Canada, nella zona di Ringines Island, vicino a Cape Isachsen.

Primo campo con la protezione contro il vento e il recinto contro l'orso polare. Lo si vede dai quattro paletti posizionati a forma di quadrato.
NEL GIORNO PEGGIORE PERCORSI SOLO 10 KM - Le sue giornate, durante il mese artico, iniziavano alle quattro e mezza di mattina e finivano alle nove e mezza di sera. Pause tante, per tirare il fiato, per resistere. Una battaglia continua, con una slitta da 110 kg come unico aggancio alla sopravvivenza, in mezzo a una natura estrema. Ma questo quintale abbondante di cibo e attrezzature varie, era anche una zavorra pazzesca da tirare sulle creste di ghiaccio che si formano sul pack, i cosiddetti ruble. Il giorno in cui tutto è filato liscio, anche le raffiche del vento Blizard che soffia mediamente a 90-100 km all'ora, Pontrandolfo è riuscito a fare 37 km. Quando invece tutto è girato storto, in 16 ore, solo 10. Ma alla fine è arrivato.
Etichette:
benessere,
Freedom,
into the wild,
Natura,
Uomini
martedì 19 maggio 2009
Falso testimone
DA "REPUBBLICA punto IT" di oggi:
Secondo i pm l'avvocato inglese agì "da falso testimone"
e consentì al premier e alla Fininvest "l'impunità dalle accuse di corruzione"
"Mentì per salvare Berlusconi"
Le motivazioni della condanna di Mills
La posizione del presidente del Consiglio è stata stralciata grazie al Lodo Alfano
Il Cavaliere poco dopo la notizia: "Riferirò sulla vicenda in Parlamento"
"Mentì per salvare Berlusconi" Le motivazioni della condanna di Mills
L'avvocato Mills
MILANO - "Mentì per salvare Berlusconi" Per questo l'avvocato inglese David Mills è stato condannato a Milano a 4 anni e 6 mesi dai giudici milanesi. Il legale, condannato per corruzione in atti giudiziari agì "da falso testimone "per consentire a Berlusconi e alla Fininvest l'impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati". E' questo uno dei passaggi delle motivazioni (leggi il documento completo), circa 400 pagine, della sentenza con la quale il tribunale di Milano ha motivato la condanna del legale inglese. Motivazioni delle quali si parlerà anche in Parlamento: il premier ha annunciato che riferirà sulla vicenda alle Camere.
Mills, scrivono i giudici nelle motivazioni, "ha agito certamente da falso testimone da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute sino a quella data, dall'altro ha contemporaneamente perseguito il proprio ingente vantaggio economico". I giudici milanesi ricordano che oltre ai 600mila dollari ritenuti "il prezzo della corruzione", Mills nel 1996 percepiva direttamente da Berlusconi almeno 45mila sterline dichiarate al fisco inglese. "Enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali" che il legale riceveva da Berlusconi.
In pratica, scrivono ancora i giudici, "la condotta di Mills era dettata dalla necessità di distanziare la persona di Silvio Berlusconi dalle società off shore, al fine di eludere il fisco e la normativa anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all'estero, la destinazione di una parte degli stessi a Marina e Piersilvio Berlusconi". In sostanza, per i giudici, "il fulcro della reticenza di Mills, in ciascuna delle sue deposizioni, sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non alla persona di Silvio Berlusconi la proprietà delle società off shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti".
La condanna per l'avvocato inglese era arriva nel febbraio di quest'anno. A conclusione di un'inchiesta che tirava in ballo il premier e che aveva visto una prima ammissione di colpa di Mills. Il legale nel luglio del 2004 aveva raccontato ai pm di aver ricevuto 600mila dollari dal gruppo Fininvest per dire il falso nei processi in cui era coinvolto Berlusconi: le tangenti alla Guardia di finanza e All Iberian.
Poi, nel gennaio 2009, la ritrattazione e il tentativo di discolpare il presidente del Consiglio (la cui posizione è stata stralciata in seguito all'approvazione del "Lodo Alfano" che garantisce l'imminutà alle alta cariche dello Stato). Una svolta che permise al premier di evitare il rinvio a giudizio per corruzione chiesto dia giudici nel 2006.
Per giustificare la retromarcia Mills disse di aver temuto guai con il fisco inglese ("temevo che scoprisse dei miei versamenti non dichiarati"). Poi le scuse a Berlusconi. Una ricostruzione che, però, non ha convinto i giudici.
Secondo i pm l'avvocato inglese agì "da falso testimone"
e consentì al premier e alla Fininvest "l'impunità dalle accuse di corruzione"
"Mentì per salvare Berlusconi"
Le motivazioni della condanna di Mills
La posizione del presidente del Consiglio è stata stralciata grazie al Lodo Alfano
Il Cavaliere poco dopo la notizia: "Riferirò sulla vicenda in Parlamento"
"Mentì per salvare Berlusconi" Le motivazioni della condanna di Mills
L'avvocato Mills
MILANO - "Mentì per salvare Berlusconi" Per questo l'avvocato inglese David Mills è stato condannato a Milano a 4 anni e 6 mesi dai giudici milanesi. Il legale, condannato per corruzione in atti giudiziari agì "da falso testimone "per consentire a Berlusconi e alla Fininvest l'impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati". E' questo uno dei passaggi delle motivazioni (leggi il documento completo), circa 400 pagine, della sentenza con la quale il tribunale di Milano ha motivato la condanna del legale inglese. Motivazioni delle quali si parlerà anche in Parlamento: il premier ha annunciato che riferirà sulla vicenda alle Camere.
Mills, scrivono i giudici nelle motivazioni, "ha agito certamente da falso testimone da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute sino a quella data, dall'altro ha contemporaneamente perseguito il proprio ingente vantaggio economico". I giudici milanesi ricordano che oltre ai 600mila dollari ritenuti "il prezzo della corruzione", Mills nel 1996 percepiva direttamente da Berlusconi almeno 45mila sterline dichiarate al fisco inglese. "Enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali" che il legale riceveva da Berlusconi.
In pratica, scrivono ancora i giudici, "la condotta di Mills era dettata dalla necessità di distanziare la persona di Silvio Berlusconi dalle società off shore, al fine di eludere il fisco e la normativa anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all'estero, la destinazione di una parte degli stessi a Marina e Piersilvio Berlusconi". In sostanza, per i giudici, "il fulcro della reticenza di Mills, in ciascuna delle sue deposizioni, sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non alla persona di Silvio Berlusconi la proprietà delle società off shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti".
La condanna per l'avvocato inglese era arriva nel febbraio di quest'anno. A conclusione di un'inchiesta che tirava in ballo il premier e che aveva visto una prima ammissione di colpa di Mills. Il legale nel luglio del 2004 aveva raccontato ai pm di aver ricevuto 600mila dollari dal gruppo Fininvest per dire il falso nei processi in cui era coinvolto Berlusconi: le tangenti alla Guardia di finanza e All Iberian.
Poi, nel gennaio 2009, la ritrattazione e il tentativo di discolpare il presidente del Consiglio (la cui posizione è stata stralciata in seguito all'approvazione del "Lodo Alfano" che garantisce l'imminutà alle alta cariche dello Stato). Una svolta che permise al premier di evitare il rinvio a giudizio per corruzione chiesto dia giudici nel 2006.
Per giustificare la retromarcia Mills disse di aver temuto guai con il fisco inglese ("temevo che scoprisse dei miei versamenti non dichiarati"). Poi le scuse a Berlusconi. Una ricostruzione che, però, non ha convinto i giudici.
Uomo e scimmia, ecco l'antenato comune
TRATTO DAL CORRIERE DI OGGI
Un fossile trovato in Germania potrebbe dare nuove risposte sull'evoluzione umana
Uomo e scimmia, ecco l'antenato comune
Presentato all'American Museum of Natural History: ha 50 milioni di anni e somiglia al lemure del Madagascar
MILANO — Atmosfera da grandi eventi all’American Museum of Natural History di New York. Philip Gingerich, presidente della Paleontological Society presenta il fossile di un animale che potrebbe essere il progenitore comune delle scimmie e dell’uomo. Accanto a Gingerich, il sindaco Michael Bloomberg e tutti componenti del team di scienziati che hanno lavorato per la scoperta. Tanta solennità è stata organizzata per mostrare un reperto giudicato molto importante nella ricerca delle nostre origini.
Il «completo e spettacolare fossile del possibile antenato», come l’ha definito Gingerich, mostra una giovane femmina di Adapide vissuta 47 milioni di anni fa ed è stato scoperto un paio d’anni fa a Messel Shale Pit, una cava abbandonata vicino a Francoforte. Il luogo tedesco è noto per i suoi ritrovamenti di fossili ben conservati appartenenti all’Eocene (circa 50 milioni di anni fa). Ma questo ha destato subito sorpresa e interesse tanto da essere conservato e studiato segretamente per un così lungo periodo senza far trapelare notizia.
Gli antropologi si chiedono da tempo da quale dei due gruppi di proscimmie esistenti circa 50 milioni di anni fa, i tarsidi che vivevano in Asia e gli adapidi presenti nell’America settentrionale e in Europa allora unite, l’evoluzione abbia poi portato verso l’uomo. Ora le caratteristiche del reperto tedesco farebbero pensare che proprio gli Adapidi, ritenuti anche i precursori degli attuali lemuri del Madagascar, siano gli «antenati giusti » o almeno più probabili. Negli ultimi due anni il prezioso fossile è stato analizzato da numerosi scienziati, incluso Jorn Hurun del National History Museum norvegese, facendo ricorso alla tomografia computerizzata la quale ha consentito di sezionare lo scheletro pietrificato cogliendone i dettagli più minuti.
Uno degli aspetti a favore delle conclusioni pubblicate su Public Library of Science, una rivista online, è la mancanza dei denti a pettine. «L’epoca di appartenenza, la regione del ritrovamento e la presenza di qualche carattere evolutivo diverso dalle proscimmie mi sembrano gli elementi di maggiore interesse », commenta Fiorenzo Facchini, antropologo dell’Università di Bologna. «E’ infatti possibile — aggiunge — che questi particolari elementi si ritrovino specializzati, molto tempo dopo, in linee evolutive diverse. Bisogna comunque tener conto che passeranno milioni di anni per vedere tra le scimmie i progenitori degli ominidi come il Proconsul o il Kenyapiteco. Infatti la separazione fra le antropomorfe e quella degli ominidi è avvenuta soltanto 6 milioni di anni fa».
Un fossile trovato in Germania potrebbe dare nuove risposte sull'evoluzione umana
Uomo e scimmia, ecco l'antenato comune
Presentato all'American Museum of Natural History: ha 50 milioni di anni e somiglia al lemure del Madagascar
MILANO — Atmosfera da grandi eventi all’American Museum of Natural History di New York. Philip Gingerich, presidente della Paleontological Society presenta il fossile di un animale che potrebbe essere il progenitore comune delle scimmie e dell’uomo. Accanto a Gingerich, il sindaco Michael Bloomberg e tutti componenti del team di scienziati che hanno lavorato per la scoperta. Tanta solennità è stata organizzata per mostrare un reperto giudicato molto importante nella ricerca delle nostre origini.
Il «completo e spettacolare fossile del possibile antenato», come l’ha definito Gingerich, mostra una giovane femmina di Adapide vissuta 47 milioni di anni fa ed è stato scoperto un paio d’anni fa a Messel Shale Pit, una cava abbandonata vicino a Francoforte. Il luogo tedesco è noto per i suoi ritrovamenti di fossili ben conservati appartenenti all’Eocene (circa 50 milioni di anni fa). Ma questo ha destato subito sorpresa e interesse tanto da essere conservato e studiato segretamente per un così lungo periodo senza far trapelare notizia.
Gli antropologi si chiedono da tempo da quale dei due gruppi di proscimmie esistenti circa 50 milioni di anni fa, i tarsidi che vivevano in Asia e gli adapidi presenti nell’America settentrionale e in Europa allora unite, l’evoluzione abbia poi portato verso l’uomo. Ora le caratteristiche del reperto tedesco farebbero pensare che proprio gli Adapidi, ritenuti anche i precursori degli attuali lemuri del Madagascar, siano gli «antenati giusti » o almeno più probabili. Negli ultimi due anni il prezioso fossile è stato analizzato da numerosi scienziati, incluso Jorn Hurun del National History Museum norvegese, facendo ricorso alla tomografia computerizzata la quale ha consentito di sezionare lo scheletro pietrificato cogliendone i dettagli più minuti.
Uno degli aspetti a favore delle conclusioni pubblicate su Public Library of Science, una rivista online, è la mancanza dei denti a pettine. «L’epoca di appartenenza, la regione del ritrovamento e la presenza di qualche carattere evolutivo diverso dalle proscimmie mi sembrano gli elementi di maggiore interesse », commenta Fiorenzo Facchini, antropologo dell’Università di Bologna. «E’ infatti possibile — aggiunge — che questi particolari elementi si ritrovino specializzati, molto tempo dopo, in linee evolutive diverse. Bisogna comunque tener conto che passeranno milioni di anni per vedere tra le scimmie i progenitori degli ominidi come il Proconsul o il Kenyapiteco. Infatti la separazione fra le antropomorfe e quella degli ominidi è avvenuta soltanto 6 milioni di anni fa».
venerdì 15 maggio 2009
Passando dal bar...

questa mattina, visto lo sciopero dei mezzi ho fatto un po prima del solito, ero in auto e mi sono fermato in un bar.
sono entrato x prendermi una briosh, avevo un po di fame, e mi sono messo davanti al bancone e notavo che tra le varie, era rimasta solo una rotella/girella con le uvette e io volevo quella....
...aspetto aspetto aspetto.....
..e non viene nessuno.
dopo un po arriva "una" e si mette dietro di me.
dopo pochissimo, si gira quello del bar e dice :" ciao carA dimmi!!"
e lei: "volevo la rotella con le uvette"
ed io , un po infastidito: "no quella è mia....!" rivolto a lei, e verso il barista:
"sono qui ad aspettare da un po e non mi ha cagato nessuno neanche di striscio ed ora che è arrivata LEI invece ti sei mosso subito, eh.....??"
il barista si gira e fa: "beh dai alla signorina...." prende il piatto con la girella e lo porge alla ragazza..
al quel punto avevo gia la vena che pulsava e gli avrei risposto insultandolo, ma mi sono girato e mene sono andato, mandoli a fare in culo tutti e due solo con il pensiero...
giovedì 7 maggio 2009
giovedì 21 febbraio 2008
Into the Wild
un film STUPENDO.
una storia che fa riflettere sul vero significato della parola "LIBERTA'" e su quello che ognuno di noi vuole dalla vita.
"se nella vita vuoi qualcosa, allunga la mano e prendila!" (Chris Mccandless)
R.I.P.
giovedì 25 gennaio 2007
Iscriviti a:
Post (Atom)